Dalla fine del 1800, con l'avanzare delle industrie, con l'aumento del lavoro femminile nei paesi industrializzati e con la nuova scienza, si è messo in moto un meccanismo per cui tutto ciò che era nuovo, che era “fabbricato” modificato, industriale, veniva apprezzato da molte persone come qualcosa che avrebbe potuto migliorare la vita dell'intera società e molte donne si sono convinte di non essere più indispensabili per il loro neonato dal momento che sarebbero state assenti per molte ore e che un nuovo alimento avrebbe fatto crescere altrettanto sani e robusti i loro bambini. Questo alimento era il latte vaccino, trattato industrialmente.
Le industrie che producevano latte artificiale e altri alimenti per l'infanzia si sono arricchite già dalla fine del 1800 fino ai nostri giorni e le pubblicità, negli anni, hanno mostrato, come se fosse la normalità, neonati paffuti e sorridenti con di fianco la marca del latte artificiale e le affermazioni sulla “bontà” di questo latte non umano e “fabbricato”. Gli informatori scientifici delle aziende produttrici, hanno iniziato a pubblicizzare questo latte industriale ai medici, soprattutto quelli più giovani, che poco conoscevano sull’allattamento materno.
Il latte artificiale è diventato in poco tempo non più un sostituto del latte materno, una “protesi” là dove poteva esserci la rara possibilità che una madre non potesse allattare, ma un'alternativa al latte materno messa sul suo stesso piano nutrizionale se non addirittura ritenuta superiore ad esso.
Così il latte industriale è diventato la norma, nonostante per i bambini l'alimento perfetto, in tutti i suoi componenti, sia il latte della propria madre che è il cibo biologico per eccellenza e che lo proteggerà e lo preparerà ad accogliere nella forma migliore gli altri alimenti, al momento opportuno.
Sono stati fatti molti studi sul latte umano anche solo per cercare di conoscerne la composizione per cercare di imitarlo e i ricercatori si sono accorti delle sue incredibili proprietà e di come protegga i bambini contro tantissime gravi malattie, grazie agli anticorpi e ai numerosi componenti attivi che contiene con effetti a breve e a lungo termine perché proseguiranno nell'organismo del bambino anche dopo l’allattamento, fino a quando sarà adulto.
Nella nostra società prevale una cultura che non favorisce l'allattamento materno e le scelte culturali condizionano i comportamenti e le scelte delle madri, portandole ad adottare i comportamenti valorizzati dalla loro società e c'è ancora chi dice loro che il latte industriale è una soluzione alternativa sana e priva di pericoli per i loro bambini.
E' preferibile non dire che allattare al seno è meglio, ma che è assolutamente normale, mentre non allattare può essere rischioso.
C'è chi non vuole dire questo per non far sentire in colpa la mamma che non è riuscita ad allattare e certamente le intenzioni sono buone, ma…è come se si affermasse che non è vero che il fumo fa male o che non è vero che è pericoloso non usare le le cinture di sicurezza o che è la stessa cosa andare in moto con il casco o senza! Si crede che una mamma non sia riuscita ad allattare il suo bambino perché non aveva latte, aveva le ragadi, il bambino non succhiava, dormiva sempre, non cresceva, piangeva spesso, prendeva le aggiunte e che avere latte e non sentire dolore mentre si allatta è soltanto una questione di fortuna o di predisposizione genetica: tutto questo perché ci hanno convinto che se l'allattamento al seno non ha funzionato, è partito male e non si poteva far più nulla. Ci convincono di questo quando manca la conoscenza della normale fisiologia dell'allattamento e della capacità della mamma di produrre latte per il suo o per i suoi bambini (se gemelli).
Mancano le informazioni su come funziona l'allattamento e vengono date alle madri false informazioni che lo ostacolano e creano false aspettative anche sui ritmi con cui il bambino va nutrito, quindi sugli intervalli tra le poppate, su quanto latte dovrebbe prendere, quando dormire e altro ancora.
Se una mamma sceglie consapevolmente (dopo essere però stata informata dei rischi di un'alimentazione diversa dal latte materno) di non allattare al seno, non si sentirà mai in colpa per la scelta fatta mentre la mamma che si sente più in colpa è proprio quella che avrebbe voluto allattare ma che non ci è riuscita perché non ha ricevuto o trovato le corrette informazioni per iniziare o proseguire il suo allattamento e che è convinta di essere stata lei o il suo bambino a non funzionare.
Non è possibile, per evitare infondati sensi di colpa, far credere alle future madri e alle neo-madri che non è poi così importante allattare e che il latte industriale va bene ugualmente, al pari di quello materno. Gli operatori sanitari hanno la responsabilità di conoscere la fisiologia dell'allattamento per fornire alla donna che avrà un bambino tutte le informazioni necessarie perché lei possa consapevolmente poter nutrire al seno suo figlio e devono farle sapere a chi rivolgersi in caso di eventuali difficoltà, senza dover necessariamente introdurre spesso inappropriate aggiunte di latte artificiale o interrompere del tutto l'allattamento materno e dover ricorrere all'alimentazione artificiale. E’ davvero raro che una donna non sia in grado di allattare al seno e se questo invece accade così di frequente non è perché le donne non sono più capaci di allattare ma perché manca informazione e formazione sull'argomento da parte di chi le dà consigli impropri e non competenti.
L'allattamento al seno esiste dall'inizio della nostra specie ma con la sempre più vasta medicalizzazione del parto e della nutrizione dei piccoli, si è andata rispettando sempre meno la fisiologia, rendendo di conseguenza l'allattamento complicato e soltanto una fortuna la sua riuscita.
L'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e l'Unicef raccomandano, per la salute di tutti i bambini e delle madri, l'allattamento esclusivo che consiste nel solo latte materno senza aggiunte di acqua o di altri alimenti, fino ai sei mesi compiuti e in seguito l'introduzione graduale di alimenti complementari che non sostituiscano ma integrino il latte materno che dovrebbe restare l'alimento principale del bambino fino al primo anno di vita e che l'allattamento continui fino ai due anni di età del bambino e anche oltre, fino a che mamma e bambino lo desiderino.
Un'alimentazione sana parte dal primo giorno di vita e l'ideale è che possa proseguire in modo responsabile per tutta la vita.